Ho appena visto l’ultima puntata della prima serie di Upload (disponibile su Primevideo). La serie è intelligente, emozionante, divertente. Quindi la consiglio sicuramente. Ma non è per questo che ho deciso di scrivere una recensione. Il punto è che questa fiction solleva una serie di questioni che mi interessa esplorare.
LA TECNOLOGIA. Non credo di fare spoiler se rivelo che la storia ruota intorno a Nathan, un giovane appena deceduto, la cui mente è stata scannerizzata e caricata su Lakeview, un esclusivo resort virtuale, un paradiso digitale per soli ricchi. Questo è un tema che mi appassiona moltissimo, e su cui consiglio di leggere anche il romanzo Fall, or Dodge in Hell di Neal Stephenson. Il fatto che un autore di culto della narrativa speculativa come Stephenson si sia occupato di questo tema non è un caso, perché di emulazione della mente si parla sempre più di frequente: secondo Nick Bostrom anche come un modo per raggiungere la superintelligenza artificiale. Fantascienza? Forse, ma secondo alcuni potrebbe diventare realtà nel giro di pochi decenni. E quindi?
I DILEMMI MORALI. Premetto che nella serie si parla molto poco delle implicazioni morali, metafisiche e religiose dell’upload di una mente. La questione è solo sfiorata quando uno dei personaggi (del mondo reale) si pone l’alternativa tra il vivere per sempre nel paradiso virtuale di Lakeview, oppure (essendo lui un credente) riabbracciare la moglie nel paradiso ultraterreno. Questa è una questione che sicuramente poteva essere sviluppata di più, ma è anche comprensibile che gli autori abbiano voluto evitare implicazioni troppo scomode. Speriamo che nelle prossime serie si possa fare di più, perché le possibili controversie morali e sociali generate da questo tipo di tecnologie, in caso venissero realizzate, sono enormi. Per dirne una: l’upload della mente è solo un replicante digitale, che riproduce le azioni e reazioni dell’originale, oppure un vero e proprio essere cosciente, che ha una vera continuità con l’originale? E soprattutto: quali saranno le reazioni delle religioni organizzate e dei movimenti fondamentalisti? Se c’è una tecnologia che può scatenare reazioni luddiste, di rifiuto della tecnologia, è sicuramente questa.
DISUGUAGLIANZE. La serie ci dice tuttavia molto anche a proposito del nostro mondo, e di questioni molto più materiali. Questo lo scopriamo immediatamente dalle prime puntate. Lakeview è un paradiso ultracapitalista, dove tutto è a pagamento, compresa la vita delle persone: infatti gli upload che non hanno più fondi vengono privati di tutti gli extra; o persino, nei casi estremi, congelati. Al contrario, i ricchi possono permettersi qualsiasi lusso. Tutto questo si riflette, per quanto possiamo vedere, nel mondo reale (anche se riusciamo a vederne solo una piccola parte), con i ricchi e privilegiati da una parte, e dall’altra gli ‘have not’, che nonostante la maggior parte delle attività (dalla guida di automobili alla cassa dei supermercati) siano svolte da intelligenze artificiali, è costretta a fare bullshit jobs per sopravvivere. Credo che non sia per caso che tutti gli ‘angeli’, che svolgono il customer service per i residenti di Lakeview, siano rappresentanti di minoranze etniche, mentre la ricca famiglia della fidanzata di Nathan ha un aspetto molto WASP.
Un aspetto molto interessante del mondo di Upload è il fatto che il sistema capitalista sembra strettamente legato ad una forma pervasiva di economia reputazionale (sotto forma di valutazione da una a cinque stelle), che non si estende solo alla valutazione degli impiegati (per i quali anche la possibilità di effettuare l’upload di un proprio congiunto dipende dalla reputazione guadagnata). Persino i rapporti sessuali vengono valutati in questo modo, in un mondo dove le relazioni sembrano ormai dipendere in larga parte dai social network e dalle apps di incontri. Il mondo di Upload somiglia quindi, se vogliamo fare un paragone, al modello cinese: capitalismo selvaggio, burocrazia basata su un sistema reputazionale, e poca democrazia (ma di questo parlerò dopo).
LA PROPRIETA’ DELLE TECNOLOGIE. Veniamo qui ad un punto specifico: la proprietà delle tecnologie. Le nuove tecnologie porteranno ad un mondo post-scarsità e post lavoro, più equo e sostenibile? Saranno quindi le tecnologie liberatrici di cui parlava Bookchin? Oppure riusciranno solo a trasformare il mondo in una distopia ultracapitalista? Gli autori di Upload sembrano evidentemente propendere per la seconda ipotesi (forse perché risulta più avvincente dal punto di vista narrativo?). Nel corso della serie si scopre infatti che ci sono ricerche per democratizzare la tecnologia dell’upload, sottraendola al controllo delle corporation. Non mi dilungo su questo, perché è uno dei perni della trama (e non posso rivelare troppo!), ma mi limito ad osservare che più la tecnologia si sviluppa, più la questione di chi detiene la proprietà delle tecnologie diventa fondamentale. Nel mondo del tardo ventunesimo secolo, non sarà tanto importante chi detiene i mezzi di produzione, ma chi detiene il controllo delle tecnologie, e se queste tecnologie saranno disponibili open source o su base proprietaria. Questo potrebbe avere un’influsso fondamentale anche sullo sviluppo più generale dei sistemi economici. Su questo gli autori di Upload sembrano avere le idee molto chiare.
LA DEMOCRAZIA? NON PERVENUTA. Ho notato da tempo che le visioni fantascientifiche degli ultimi decenni tendono a non includere la democrazia. In qualche caso troviamo vere e proprie distopie in cui gli individui sono privati dei più elementari diritti da un potere umano o artificiale. In altri, semplicemente si dà per scontata la depoliticizzazione della società, in sistemi dove solo l’economia sembra più contare. Anche in questo caso, le scelte sono spesso un espediente narrativo; ma, credo, ci dicono anche molto sulla percezione che gli autori hanno del nostro mondo. Upload non fa eccezione, dato che, a quanto ricordo, non vi è presente un solo riferimento politico. Un attimo: uno in realtà c’è: la menzione del fatto che il ricchissimo padre WASP della fidanzata di Nathan conosceva Ronald Reagan. E’ un ammiccamento? O un riferimento in codice al fatto che il capitalismo selvaggio e le disuguaglianze del mondo di Upload discendono dalle idee e dalle politiche reaganiane? Il mio intelletto propende per la prima ipotesi, ma al mio cuore piace immaginare uno sceneggiatore (o sceneggiatrice) con un penchant per la denuncia sociale.
Ihr Artikel ist lesenswert. Valeda Gunner Bobker
La lecture de votre article a été très agréable. Crin Judd Melony